sabato 23 novembre 2013

Siamo stati scossi anche noi


Domenica 23 novembre. Ore 19,35 una forte scossa di magnitudo 6,5 della scala Richter e della durata di 90 secondi colpì l'area tra l'Irpinia e il Vulture. Trentatré anni dal terremoto del 1980.
Il sisma colpì e distrusse zone della Campania centrale e della Basilicata centro settentrionale.
Le province maggiormente coinvolte nella dannosa catastrofe furono tre: Avellino, Salerno e Potenza. Si registrarono danni anche in altre province quali Benevento, Caserta, Matera, Napoli e Foggia. E' doveroso ricordare che gli effetti riguardarono un'area molto più vasta dell'Italia centro meridionale causando quasi 3000 morti, 280.000 sfollati e circa 9000 feriti. Dei comuni danneggiati andò perduta gran parte del patrimonio abitativo, senza contare poi le numerose frane,verificatesi in alcuni paesi come Calitri, Calabritto e Senerchia, che si aggiunsero ai danni già provocati dallo scuotimento della scossa.
La drammaticità dell'evento non venne subito compresa, infatti i primi telegiornali parlarono di " una scossa di terremoto in Campania". La poca informazione fu data dall'interruzione delle telecomunicazioni che impedì di diffondere la notizia e di avere maggiori aggiornamenti su quanto accaduto. A causa delle linee telefoniche ed elettriche che saltarono e della circolazione ferroviaria che si bloccò, l'opera di soccorso si verificò con notevole ritardo. Soltanto nei giorni successivi la situazione delle zone colpite fu più chiara, tanto da muovere e attivare gli aiuti alle popolazioni terremotate. L'opera di ricostruzione è durata molti anni e ha messo in moto una serie di aiuti internazionali non solo in termini di soldi, ma anche con l'invio di personale specializzato. Durante gli anni i fondi destinati al risanamento delle aree colpite dal terremoto sono stati oggetto di speculazioni che hanno dirottato gli aiuti verso zone che non ne avevano diritto, tanto da indurre la magistratura ad aprire delle inchieste.
Il racconto del sisma dell’ ’80 si associa a tutti i racconti  di chi in questi giorni sta vivendo momenti di sofferenza a causa dei catastrofici eventi naturali.
Si sa, la solidarietà non serve a risolvere nel concreto la situazione, ma è senz'altro sentita da parte di chi ha vissuto momenti altrettanto duri, perchè solo "il sazio non crede al digiuno"


giovedì 12 settembre 2013

Divenire

Sono tornata, eccomi. Oggi trovo spazio e modo di scrivere una riflessione che considero  intima,ma che mi piace condividere apertamente.
Da qualche tempo  sto avendo, giorno dopo giorno, tante possibilità di conoscere nuove persone e di conoscere una nuova me stessa. E’ un divenire quotidiano: non riesco a contare quante strette di mano ho ricevuto e dato, quante volte mi sono trovata a presentarmi ad una nuova persona. E’ incredibile come tutto stia avvenendo in un tempo così piccolo. Sembra tutto così ristretto. Mi manda in confusione perché   comunque è faticoso ricordare i nomi e i volti di tutti, ognuno dei quali rivedo il giorno dopo, risento per telefono o per mail. E ciascuno di loro si delinea a me pian piano che il rapporto , che sia lavorativo o no, prende forma. Così diventa tutto un po’ più chiaro.
Si schiarisce anche la conoscenza che ho di me. Ogni chiacchierata, ogni gesto, ciascuna parola, ciascun comportamento che mi vede protagonista, diventano per me occasione di scoperta e riscoperta.
Sembra che stia avvenendo tutto per caso. Ma sono sicura che non sia del tutto così.
La bellezza delle sensazioni che mi ritrovo a vivere sono certa siano anche il frutto di una forte voglia che hanno gli altri di scoprirmi. E’ uno scambio: sento il desiderio di conoscere loro, a volte anche solo perché loro dimostrano per primi di voler conoscere me. Inconsapevolmente mi interrogano quasi a volermi scrutare. Sviscerano dentro di me e allo stesso tempo mi danno due grandi opportunità: scoprire loro e mettermi a nudo,sperimentandomi in nuove situazioni.
Perciò sono convinta che nel mio rapporto con gli altri non ci sia uno scambio equo. Ricevo sempre più di quello che riesco a dare.